Ieri sera ho finito di vedere la seconda puntata di Dungeon Food ultima trasposizione in stile Netflix di uno dei più popolari manga giapponesi. Nato dalla mente di Ryoko Kui e pubblicato dal 2014 al recente settembre 2023 e raccolto in 15 volumi Tankōbon sulla rivista Enterbrain, narra le avventure di un party abbastanza eccentrico.
Ambientato in un regno fantasy in stile D&D, i nostri protagonisti, all’inizio dell’avventura si trovano a combattere un Drago Rosso in uno dei più temibili piani di un Dungeon. Convinti di poterlo sconfiggere ma attanagliati dalla fame e dalla stanchezza, trovano un’amara sconfitta. Quando tutto sembrava perso, la maga Falin sorella del leader del gruppo Laios, riesce a teletrasportare tutti all’esterno del labirinto poco prima di essere divorata.

Laios furioso per la prematura scomparsa della sorella e amareggiato per il suo estremo sacrificio, chiede ai suoi compagni di rientrare nel Dungeon nel tentativo di salvarla prima che venga digerita dal famelico mostro. Due di loro si sganceranno dal party, ma i restanti due: Chilchuck un esperto rogue halfling e Marcille una giovane mezzelfa maga cercheranno di aiutare l’amico nella sua improbabile missione.
I problemi però non vengono mai soli e i tre si troveranno a dover rientrare nel Dungeon senza armi, soldi ma soprattutto cibo. Laios che segretamente ha sempre sognato di sfruttare quest’occasione propone ai compagni di mangiare i mostri del labirinto per poter ovviare ai costi, riluttanti i due sono costretti ad accettare.

In loro aiuto arriverà Senshi un nano che ha passato gli ultimi 10 anni cibandosi dei vari mostri incontrati nei suoi viaggi e affinando la sua tecnica di cucina. Marcille invece sarà sempre riluttante a cibarsi di mostri rendendo ogni pasto un teatrino. Sarà così che la più improbabile delle squadre partirà in missione.

Allora, che dire, è senz’altro un anime simpatico, scorrevole e mai noioso (almeno in questi primi due episodi). Ricorda un Goblin Slayer in chiave comica. E’ evidente che la serie non ha e non pretende avere grandi pretese, quindi non aspettatevi un “Vita da Slime“, tuttavia risulta molto gradevole e vale la pena di essere visto.